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Pesca, Dolfin e Pan (LV): “Le restrizioni dell’Europa sono l’ennesimo colpo ad un settore in difficoltà: il Governo risponda No al prolungamento del fermo pesca”
Pubblicato il 10 Giugno 2021

“Aumento delle giornate di fermo della pesca a strascico: No a queste direttive dettate dall’Unione Europea”.

Si intitola così la mozione depositata da Marco Dolfin e Giuseppe Pan, consigliere regionale e capogruppo di Liga Veneta per Salvini premier.

Dopodomani, sabato 12 giugno, la pesca italiana si fermerà in segno di protesta contro i provvedimenti europei che propongono la progressiva riduzione dei giorni annui di attività in mare e la mozione impegna la giunta della regione Veneto ad attivarsi al governo “per farsi portavoce – spiegano Dolfin e Pan – contro queste direttive dettate dall’Unione Europea sul settore pesca, perché non è aumentando i giorni di fermo che si risolve il problema: serve un nuovo sistema che tenga realmente conto delle esigenze di riproduzione delle specie e delle esigenze economiche delle marinerie”.

“Ogni anno – spiegano i consiglieri – il fermo pesca suggella a rotazione, su tutte le marinerie italiane, il blocco delle attività dei pescherecci che svolgono pesca a strascico per 30 giorni consecutivi. L’aumento dei giorni di fermo da parte dell’UE però è l’ennesima scure che rischia di abbattersi su uno dei settori chiave dell’economia veneta. C’è infatti il rischio che questa riduzione dei giorni di pesca possa sferrare un colpo letale a moltissime imprese della filiera ittica che generano quotidianamente ricchezza e sviluppo. Solo in Veneto, nel distretto di Rovigo e Chioggia, sono oltre duemila le aziende con quasi un miliardo di euro di fatturato”.

L’Adriatico, si legge nella mozione, per quantitativi di pescato, rappresenta il bacino più produttivo fra tutti i mari che bagnano le coste italiane: il Veneto, le Marche e l’Emilia‐Romagna e la Puglia “sono tra le prime cinque regioni per quanto riguarda l’attività – affermano i consiglieri – e messe insieme realizzano quasi il 50% della produzione nazionale. Questo ha stimolato lo sviluppo di una fiorente flotta peschereccia marittima, che si presenta numerosa ed eterogenea”. E proprio per la pesca in Alto Adriatico, ricorda la mozione, le attrezzature comunemente usate sono le reti a strascico e le volanti, le draghe idrauliche, le reti da posta e il palangaro, a volte le reti da circuizione.

“La flotta da pesca nazionale – proseguono Dolfin e Pan – si è ulteriormente ridotta nell’ultimo decennio, passando dagli oltre 14mila natanti alle poco più di 12mila imbarcazioni di oggi, facendo registrare una contrazione complessiva pari al 16,5%. Oggi i pescatori imbarcati sono poco più di 25 mila (erano circa 30.000 dieci anni fa, il 16% in meno), mentre quelli che operano a terra sono oltre 100 mila, per un totale che si aggira attorno ai 125 mila lavoratori”.
“Il settore registra anche una riduzione delle catture – aggiungono i consiglieri – al ritmo del 2% annuo, un calo costante dei redditi ed un’incidenza dei costi di produzione per alcuni tipi di pesca, come quella a strascico, fino al 60%”.

L’alto Adriatico, ricorda la mozione, con 6.984 imprese dedite alla pesca, all’acquacoltura e al relativo indotto, rappresenta il 28,3% delle imprese nazionali. Gli occupati, 14.212 unità, sono il 22% della quota nazionale (dati Infocamere, 2018).

“Il settore era già indebolito dal periodo di pesante crisi dovuto all’epidemia da Covid-19 – affermano i consiglieri – il malessere delle marinerie è oggi a livelli massimi. Le cooperative, le imprese, i lavoratori, già provati duramente dagli effetti della pandemia, si trovano ora a far i conti con nuovi ostacoli, spesso incomprensibili con minor possibilità di lavorare”.

I mercati ittici attivi in Veneto, si legge nella mozione, si trovano a: Caorle, Chioggia, Pila, Porto Viro, Scardovari e Venezia, dove è possibile trovare sia prodotti di provenienza nazionale sia estera, con un fatturato annuo di diversi milioni di euro che li proietta ai primissimi posti a livello nazionale”.

“Questa nuova riduzione dei giorni – aggiungono Dolfin e Pan – non è una risposta adeguata alla tutela dell’ambiente marino e l’aumento dei giorni di stop per lo strascico porterebbe l’attività di pesca sotto la soglia di sostenibilità economica. Le imprese che fanno pesca a strascico, in questo modo non hanno la possibilità di generare economia, sostenere i bilanci e l’occupazione. È necessario quindi rivedere urgentemente gli obblighi per le nostre marinerie. Anche l’Assessore regionale Corazzari – proseguono i due consiglieri – ha evidenziato l’importanza del processo di pianificazione strategica dello spazio marittimo, con importanti riflessi sia per la tutela dell’ecosistema marino sia per il mantenimento e lo sviluppo delle attività economiche che vi si svolgono”.

Nel testo nella mozione è inoltre spiegato come il settore economico della pesca e l’acquacoltura nel Veneto sia uno dei più importanti e rilevanti in Italia dal punto di vista degli occupati coinvolti e in termini di fatturato, con particolare riferimento alla Laguna veneta e al Delta del Po in cui sono concentrate le maggiori aziende di produzione. Secondo varie stime, il Veneto detiene il 7% di tutti i posti di lavoro collegati alla pesca e all’acquacoltura in Italia.

“Dopodomani – concludono Dolfin e Pan – ci sarà lo sciopero nazionale della pesca per protestare contro questa decisione presa da Bruxelles e con la nostra mozione vogliamo che il Veneto faccia sentire la propria voce al Governo e il Governo all’Unione Europea, contro queste direttive che rischiano di rivelarsi inutili oltre a danneggiare il settore già in crisi: serve invece un nuovo sistema che tenga realmente conto delle esigenze di riproduzione delle specie e delle esigenze economiche delle marinerie”.