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Finco (LV): «Lupi cacciati con pallini di gomma? Finalmente, meglio tardi che mai. Incrementiamo questo metodo, la gente di montagna è esasperata»
Pubblicato il 9 Novembre 2021

Venezia, 09 novembre 2021 – «L’Ispra ha dato l’autorizzazione a sparare ai lupi che non scappano ai dissuasori? Finalmente, meglio tardi che mai. Anche l’Ispra deve aver capito che la situazione in Veneto è davvero grave a causa del lupo che ormai utilizza come territorio di caccia non solo la montagna, ma anche la collina. Da anni gli allevatori denunciano questa situazione che sta portando ormai allo spopolamento dei pascoli e degli alpeggi. Fino ad ora abbiamo avuto poche risposte dalle istituzioni statali, ma ormai i lupi si spingono davvero a ridosso delle case e degli uomini. Decisamente questo animale in Veneto non è più in pericolo di estinzione. Oggi infatti non è il lupo ad essere in pericolo, ma l’alpeggio e il delicato equilibrio della montagna e delle sue colture. La Regione del Veneto ha investito fino a questo momento cifre importanti in tal senso, e sarebbe ora che il Governo si assumesse le sue responsabilità adottando finalmente il piano di gestione del lupo: non abbattimento, ma mantenimento di un equilibrio tra la presenza del grande carnivoro e le attività dell’uomo». Nicola Finco (Liga Veneta per Salvini premier), interviene con queste parole sull’autorizzazione di Ispra a sparare a lupi “confidenti”.

«Mi sorprende leggere che, in base al monitoraggio dell’Università di Sassari, solo un lupo non sia scappato davanti ai sistemi dissuasori e quindi solo in un caso sia stato autorizzato il ricorso ai pallini di gomma. Negli ultimi anni ho raccolto le voci di decine di allevatori e agricoltori dell’Altopiano di Asiago, e tutti loro mi hanno raccontato la stessa esperienza: ogni loro tentativo di far scappare gli animali con luci e rumori è stato vano. Nessun sistema di dissuasione è riuscito a tenere a lungo lontano i lupi. Mi auguro quindi che Ispra autorizzi sempre di più questo metodo: stiamo parlando di un fenomeno diventato ormai ingestibile, e gli abitanti delle nostre montagne, che lavorano duramente per mantenere l’equilibrio idrogeologico, sono ormai esasperati e stanno abbandonando queste terre. Non possiamo correre un rischio simile, non possiamo più pagare i frutti di un animalismo spinto che tanti danni ha fatto fino ad ora alla gente e all’economia della montagna».