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Bet (Lega-LV): «Piano faunistico-venatorio, approvato un mio emendamento che introduce un codice etico dei cacciatori: un disciplinare che raccoglie le buone pratiche dell’arte venatoria e dà nuova dignità ai suoi rappresentanti»
Pubblicato il 20 Gennaio 2022

Venezia, 20 gennaio 2022 – «Un disciplinare che dovrà raccogliere i comportamenti consolidati nelle consuetudini e nelle buone pratiche venatorie: questo vuole essere il codice etico dei cacciatori veneti, introdotto con un mio emendamento al Piano faunistico venatorio approvato ieri dall’aula consiliare. Un passo per dare nuova dignità al mondo della caccia, riconoscendo ai cacciatori il ruolo di volontari qualificati senza i quali sarebbe impossibile fare gestione e programmazione faunistica ed evitare danni irreparabili al mondo agricolo, a meno di costringere la Regione ad affrontare costi economici insostenibili». Roberto Bet, consigliere regionale dell’Intergruppo Lega-Liga Veneta, spiega con queste parole l’emendamento da lui presentato ieri in Consiglio regionale del Veneto.

«La proposta parte dalla constatazione della rapida e inesorabile estinzione dei cacciatori. A livello nazionale da oltre un milione di cacciatori di qualche decennio fa siamo arrivati a meno della metà e oggi, in Veneto, ne sono rimasti poco più di 35 mila, la maggior parte dei quali con un’età media tra 60 e i 70 anni. Molte sono le cause di questo calo: il crescente inurbamento della popolazione, la riduzione di coloro che si occupano di attività agricola, ma anche un cambiamento culturale in atto che ha provocato una perdita di prestigio sociale dei cacciatori e una conseguente crisi dell’immagine del mondo venatorio. Ecco che con questo emendamento si cerca di ridare dignità al settore riconoscendo ai cacciatori il ruolo di volontari qualificati. Serve quindi una nuova valorizzazione del mondo venatorio che costruisca un nuovo rapporto di fiducia tra i cacciatori e la collettività. Il codice di autodisciplina, al pari di ciò che avviene in altre categorie, permetterà di far conoscere alla nostra comunità regionale quella deontologia che ogni cacciatore è tenuto a rispettare nella ritualità dell’ars venandi, un’etica venatoria che messa nero su bianco renda conosciuto e riconoscibile il ruolo fondamentale del cacciatore e che tramandi quel sapere, la conoscenza dei nostri boschi, delle nostre colline, delle pianure e delle montagne, degli animali che le popolano. Lo scopo della norma non è calare dall’alto nuovi principi etici, ma semplicemente far emergere ed esplicitare i valori etici già presenti nella tradizione venatoria veneta, quei valori che già Mario Rigoni Stern diceva appartenessero ai “camminanti”, come la responsabilità verso la natura e la sostenibilità ambientale. Il cacciatore non è un predatore, ma un attento gestore della presenza dei selvatici nel nostro ambiente, con una responsabilità ambientale, una responsabilità verso il mondo agricolo e, più in generale, verso la collettività che si traducono in un codice etico. Codice che, con la collaborazione tra Regione del Veneto e associazioni venatorie, obbligherà i cacciatori a migliorare le proprie conoscenze e ad aggiornare di continuo le proprie competenze tecniche. Un codice, è bene specificare, che costituirà parte integrante del regolamento che gli Ambiti territoriali di caccia e i comprensori alpini dovranno far rispettare. Anche attraverso questo codice etico salveremo una tradizione e un patrimonio di conoscenze fondamentali che permetterà alle generazioni future di vivere un sano e genuino rapporto con la natura e, soprattutto, di continuare a fare pianificazione faunistico-venatoria impossibile in assenza dei cacciatori».