Venezia, 11 luglio 2022 – «Forse il consigliere Baldin fa un po’ confusione quando parla indifferentemente di sanità privata o pubblica e di riabilitazione. Perché un conto è la medicina riabilitativa, un conto sono le altre prestazioni sanitarie. Ricordo alla collega che in Italia le strutture ospedaliere private rappresentano il 30% in termini di posti letto sul totale ed erogano il 26,8% del totale delle dimissioni, pesando per il 13% della spesa ospedaliera. In Veneto, invece, siamo ben lontani da questi numeri: le istituzioni sanitarie di diritto privato rappresentano il 16,5% per quanto riguarda i posti letto. Parliamo, cioè, della metà delle altre regioni italiane. Posti letto che assicurano un’alta qualità dei servizi, del resto. Basti pensare alla capacità attrattiva di queste strutture, e sono in numeri, ancora una volta, a confermarcelo: questo 16,5% dei posti letto assistono il 50% di tutti i ricoveri provenienti da fuori Regione». Sonia Brescacin, consigliere regionale dell’Intergruppo Lega – Liga Veneta e presidente della Quinta commissione consiliare, risponde così alle polemiche avanzate dalle opposizioni in merito alla sanità privata.
«Facendo riferimento al Rapporto Oasi 2019 (Osservatorio sulle Aziende e sul Sistema sanitario Italiano) a cura della Bocconi, l’ultimo precedente la pandemia che ha stravolto il mondo sanitario – prosegue Brescacin -, l’attività riabilitativa in Veneto è, per citare testualmente il rapporto, “quasi integralmente erogata da strutture pubbliche”, con una spesa pro capite di 6 euro per la riabilitativa accreditata. Il totale della spesa del Servizio sanitario nazionale per assistenza privata pro capite, inoltre, in Veneto ammonta a 360 euro, a fronte dei 387 euro per esempio dell’Emilia Romagna, presa sempre come metro di paragone perché, per dimensioni o qualità di servizi, è piuttosto vicina al Veneto. La spesa regionale per la sanità privata è scesa costantemente dal 2010 al 2018 passando da 861 milioni a 808 milioni (-6%). Anche per quanto riguarda i ricoveri abbiamo registrato una contrazione degli stanziamenti, passati da 574 milioni a 544 (-5%). In Veneto, inoltre, le strutture private accreditate risultano aver contratto la loro attività, riducendola dal 27% nel 2010 al 16% nel 2018. Se vogliamo far riferimento ai numeri per avvalorare le nostre tesi, consiglio al consigliere Baldin di citarli per intero, e a proposito. Così come bisognerebbe ricordare anche che gli investimenti sul servizio sanitario pubblico sono visibili anche dallo sforzo della Regione del Veneto per l’assunzione di nuovi medici. Come recentemente ricordato dall’assessore alla Sanità Lanzarin, dal primo gennaio 2019 al 30 giugno 2022 sono stati assunti 3492 medici a fronte di 3402 cessazioni di rapporto, delle quali 1.096 per pensionamenti. Per quanto riguarda infine gli infermieri, sempre dal primo gennaio 2019 al 30 giugno 2022, le assunzioni sono state 8.852 mentre le cessazioni sono state 6.264, di cui 1.721 pensionamenti. Un investimento poderoso, quindi, che arriva a termine di due anni devastanti per la sanità regionale e italiana in generale. Eppure, nonostante questo, la Regione del Veneto continua a mantenere salda la posizione in vetta alle classifiche qualitative del sistema sanitario regionale. Se si vuole davvero fare servizio pubblico, quindi, invito le opposizioni, per le prossime volte, a citare correttamente i dati, e non solo quelli che possono ritenere facciano comodo a loro».