Venezia, 2 marzo 2023 – «Ampliamento delle collaborazioni con il privato sociale e con le pubbliche amministrazioni, con la sperimentazione di nuove forme di presa in carico precoce e percorsi riabilitativi dedicati sviluppati dalle Comunità semi-residenziali o residenziali accreditate. Sono alcune delle soluzioni adottate per la lotta alle dipendenze da gioco d’azzardo, come analizzato oggi nel corso della Quinta Commissione: l’occasione per fare il punto sull’applicazione delle norme sulla prevenzione e cura del disturbo da gioco d’azzardo patologico nel biennio 2020-2021, come previsto dalla L.R. 38 del 2019». A darne notizia, è Sonia Brescacin, consigliere regionale dell’Intergruppo Lega-Liga Veneta e presidente della Quinta commissione, al termine della seduta durante la quale si è analizzata la relazione della Giunta regionale.
«Dalla relazione emerge come i Ser.D hanno saputo innovare gli approcci e gli asset tradizionali, affrontando nuove criticità legati a un periodo particolarmente complesso. Il biennio in questione, caratterizzato dalle restrizioni e dalle chiusure legate alla pandemia, ha registrato un aumento dei casi di dipendenza da gioco d’azzardo, soprattutto on-line, con un incremento del tempo dedicato a queste attività in modo particolare tra i giovani, i fumatori, i consumatori di cannabis e chi già consumava alcolici in modo rischioso. Un aumento che ha portato anche a un cresciuto uso di psicofarmaci, a una bassa qualità della vita, poco sonno, depressione e ansia. I giocatori in carico presso le strutture Ser.D. del Veneto sono stati 1.453 nel 2020, di cui 322 nuovi pazienti, e 1345 nel 2021, di cui 275 nuovi pazienti. Uno scenario preoccupante, che ha spinto le Aziende ULSS del Veneto a rafforzare i servizi dei Ser.D, con adeguati strumenti e formazione mirata per il contrasto del disturbo, adattandoli anche alle limitazioni imposte dalla pandemia per l’accesso in presenza ai servizi. Ciò ha portato ad adottare nuove strategie per intercettare quei giocatori che non si rivolgono ai servizi, per sensibilizzare la popolazione a questa problematica e per creare una rete territoriale e di mutuo aiuto. In questi due anni il modello di governance delle politiche regionali in materia di prevenzione e cura del disturbo da gioco d’azzardo patologico si è sviluppato e rafforzato grazie al raccordo operativo con le Aziende ULSS e all’apporto dato dal Tavolo Tecnico in tema di consulenza, studio, implementazione e valutazione delle politiche regionali in materia di dipendenza da gioco d’azzardo».
«I principali percorsi diagnostici, terapeutici e assistenziali – continua Brescacin – si sono concretizzati in interventi multidisciplinari per i giocatori e in azioni di sostegno per i familiari, come la psicoterapia o il counselling finanziario, ma anche in interventi psicoeducativi per famiglie e in gruppi di prevenzione delle ricadute, rafforzando anche le capacità dei servizi di erogare trattamenti per specifiche sottopopolazioni di giocatori, come le donne, gli anziani e i giovani. In continuità con le annualità precedenti, grazie a una collaborazione tra ULSS e Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona, si è portata avanti la formazione del personale dedicato e l’organizzazione online del programma di corsi di sensibilizzazione e di informazione per target specifici e rivolti a operatori socio-sanitari, insegnanti, personale delle scuole medie e superiori».
«Nel 2020 la Regione del Veneto ha presentato il “Piano Operativo Regionale per il contrasto al Gioco d’Azzardo Patologico”, contenente anche le azioni programmate nella pianificazione precedente. Il Piano, sottoposto e approvato dal Ministero della Salute, si propone di consolidare le capacità dei propri servizi e di offrire risposte sociosanitarie al gioco d’azzardo compulsivo, attraverso progettualità locali che affiancano i programmi terapeutici già attivi, incrementando la qualità e la quantità degli interventi. Il piano, inoltre, prevede di implementare iniziative volte a ridurre l’impatto negativo della diffusione del gioco d’azzardo nella comunità locale e di utilizzare l’esperienza fin qui maturata ottimizzando gli strumenti e incrementando la professionalità degli operatori del settore, sia nel pubblico che nel privato. Nuovi approcci e nuove modalità, legate alla drammaticità del periodo, che hanno portato però a buoni risultati e di cui vale la pena fare tesoro anche per il futuro.