Venezia, 16 aprile 2025 – «Per la Regione del Veneto, l’aumento dei medici di Medicina generale è da anni una priorità. Più volte l’amministrazione si è espressa, nelle sedi competenti , a favore dell’equiparazione della formazione dei medici di Medicina generale alle altre specializzazioni universitarie e ha ribadito la necessità di valorizzare la Medicina Generale, ricomprendendo il relativo percorso formativo tra le specializzazioni universitarie». A ricordarlo è Sonia Brescacin (Intergruppo Lega – Liga Veneto), presidente della Quinta commissione.
«È bene sottolineare che, per quanto riguarda il numero delle borse di studio relative al corso di Formazione specifica in Medicina generale, da anni la Regione del Veneto, diversamente da altre Regioni, ha ampliato il più possibile il numero delle borse erogabili sostenendo in proprio tutte le spese organizzative del corso. L’aumento dei contratti delle specializzazioni universitarie non sempre ha consentito l’assegnazione di tutte le borse disponibili. Purtroppo – continua Brescacin -, non è possibile incrementare il quantum delle borse di studio da erogare ai medici iscritti al Corso di Formazione specifica in Medicina generale in quanto l’importo è stabilito a livello nazionale ex decreto del Ministro della Salute 13 aprile 2007. Allo stesso modo non risulta possibile vincolare i medici diplomati ad esercitare la professione di medico di Medicina generale per almeno 3 anni nella Regione del Veneto, tenuto conto che i professionisti in questione non necessariamente assumono incarichi convenzionali con il SSR alla conclusione del percorso formativo, ma possono optare su tutto il territorio nazionale per ambiti lavorativi molto diversificati».
«Infine – conclude la presidente della Commissione Sanità -, per quanto attiene il supporto amministrativo e infermieristico negli ambulatori in base al numero di pazienti e alle zone carenti, da parte regionale negli ultimi anni sono sempre state promosse iniziative volte a fornire supporto ai medici, specie coloro che su base volontaria hanno portato il massimale a 1800 assistiti o che lavorano in gruppo. E proprio in virtù di tali decisioni attualmente nessun paziente nel territorio regionale risulta privo di copertura assistenziale, anche grazie all’attivazione del servizio di continuità assistenziale diurna nelle zone ove risulta più difficile reperire medici disponibili ad assumere gli incarichi convenzionali».