Venezia 27 luglio 2021 – “Ma dove vive Camani? E dove vive il suo partito, quando io negli anni passati ho combattuto per modificare la legge sul cooperativismo sociale e migliorare i controlli così da non incentivare lo sfruttamento e il lavoro nero del mondo dell’immigrazione come manodopera schiavizzata. Un business che purtroppo si è visto troppo spesso”.
Così il consigliere regionale del gruppo Zaia Presidente, Fabrizio Boron, commenta le dichiarazioni della consigliera Vanessa Camani.
“Quando Camani parla del mondo dell’imprenditoria veneta, prima di tutto dovrebbe capire cosa significa tenere in piedi un’azienda in questo paese dove chi fa impresa è un eroe a causa delle tasse e delle complicanze burocratiche per aprire e mantenere le attività. Invece, ancora una volta il pulpito è quello di chi forse vive di politica e solo politica, sentenziando su tutto sempre. Non entro nel merito della vicenda, per i quali i magistrati faranno chiarezza, ma una cosa è certa: qui si parla di sfruttamento di manodopera immigrata, proprio quella che condanniamo da sempre, conseguenza dell’invasione e dell’accoglienza di immigrati irregolari al fine di ridurli in schiavitù. Un’immigrazione regolare, invece, consente prima di tutto il controllo del lavoro regolare. Inoltre, vorrei ricordare che chi schiavizza sono stessi connazionali”.
“Chiunque ha responsabilità in questa vicenda – prosegue Boron – dovrà pagarne le conseguenze, ma di certo Camani e il suo partito non possono essere quelli che si ergono a paladini, visto che non contrastano lo sbarco continuo di stranieri sulle coste italiane, di cui poi buona parte alimenta il business dell’immigrazione clandestina con conseguente sfruttamento e lavoro nero”.