Venezia, 19 novembre 2024 – “Dall’omicidio di Giulia Cecchettin ad oggi sono state assassinate 113 donne, una ogni tre giorni, l’ultima si chiamava Aurora, aveva 13 anni era di Piacenza”
La presidente della V Commissione in Consiglio regionale, Sonia Brescacin, è intervenuta nel dibattito sulla costituzione dell’Osservatorio regionale sulla violenza alle donne in Veneto.
“I dati relativi al 2022 sono chiari: solo un terzo delle violenze vengono denunciate e sappiamo che Il 67% di chi non ha denunciato è composto da italiane con scolarizzazione media o alta. Il 55% di queste donne ha un lavoro: il fenomeno dunque è trasversale, colpisce senza distinzione di censo, scolarizzazione, occupazione”. Parlando del dibattito al Ferro Fini, Brescacin ha stigmatizzato “l’ennesima provocazione di chi cerca, e purtroppo rischia di trovare, solo spazio nella stampa: chi nega le radici culturali di una distorta e malata idea di prevaricazione altro non fa che perpetuare e giustificare quella violenza che deve essere condannata senza tentennamenti da tutti con un impegno che non è di destra o di sinistra, ma di scelta di civiltà contro una cultura barbara di prevaricazione e abuso indegna di una società avanzata, democratica, basata sul reciproco rispetto e riconoscimenti dei valori di libertà e uguaglianza incarnati da ogni essere umano. La violenza contro le donne non è un problema privato, ma una questione sociale che richiede risposte concrete e sistema. Un Osservatorio regionale significa costruire una rete di protezione, ascolto e supporto reale per tutte le donne vittime di violenza. Significa dotarsi strumento più efficace per comprendere, prevenire e contrastare la violenza di genere. Sarà una piattaforma strategica che ci permetterà di raccogliere dati puntuali e scientifici, progettare interventi mirati e dinamici, i coordinare le azioni di tutti i soggetti istituzionali. Un problema così complesso – ha concluso la Brescacin – non può essere affrontato solo con la magistratura e nelle aule giudiziarie: bisogna contrastarlo nelle famiglie, nelle scuole, nelle Università come nei luoghi di lavoro”.