Venezia, 11 marzo 2025 – “Il gemellaggio è più di una forma di collaborazione: è un ‘legame simbolico’ per sviluppare relazioni politiche, economiche, sociali e umane tra due o più comunità. Un dialogo interculturale e intergenerazionale, che mantiene le specificità di ogni collettività, che favorisce l’arricchimento reciproco. Il progetto di legge da me promosso nasce da queste premesse, forte della storia di una Repubblica, la Serenissima, che aveva fatto degli scambi il suo punto di forza. Ecco perché, in quest’occasione, parliamo di sostegni economici e di un registro regionale dei gemellaggi”. Così il consigliere regionale della Lega – Liga Veneta Milena Cecchetto ha introdotto il pdl 265 sui gemellaggi.
“La conoscenza e lo scambio di culture sono la base per costruire ponti tra popoli diversi, specialmente in un momento come quello attuale in cui si sente bisogno della pace -continua Cecchetto-. Il senso di appartenenza e l’orgoglio identitario, tuttavia, possono coesistere con l’incontro di altre culture. Il gemellaggio è la chiave di volta per questo equilibrio: un presidio culturale per un territorio che si intreccia con la storia di un altro territorio. Perché può diventare un’importante istituzione strategico-sociale, in grado di raggiungere periferie e luoghi meno praticati dalla cultura di massa.
La promozione dei gemellaggi segue lo spirito della Repubblica di Venezia, che per secoli ha governato queste terre con modalità precise: lasciare ampia autonomia alle comunità territoriali, ma collaborando con ognuna di esse, anche le più lontane; e rispettando allo stesso tempo cultura e tradizioni delle stesse, nonché valorizzando gli scambi, le peculiarità e le virtù e ogni forma di comunicazione. Il confronto con la Serenissima è imprescindibile, a maggior ragione visto che i gemellaggi aiutano a non disperdere i nostri legami storici e le nostre radici. Basti pensare ai nostri antenati, che dopo l’Unità d’Italia hanno dovuto lasciare la nostra campagna veneta e partire per l’America Latina: ancora oggi, i loro discendenti sono entusiasti di riabbracciare chi risiede nei luoghi d’origine.
Questo progetto, però, è anche un piccolo segnale verso l’Europa, il continente che viviamo, che amiamo e di cui andiamo fieri. Lo vogliamo promuovere con questo atto, mettendoci alle spalle per un attimo Direttive e Regolamenti. E guardando il futuro verso un’Europa non della burocrazia, bensì delle culture, delle tradizioni, dei popoli”.