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Corsi (Lega – LV): «Destinare maggiori finanziamenti agli agricoltori provati dal maltempo. In Consiglio regionale approvata la mia mozione»
Pubblicato il 17 Novembre 2021

Venezia, 17 novembre 2021 – «L’agricoltura è uno sei settori produttivi maggiormente esposti agli impatti derivanti dal maltempo. L’aggravarsi degli eventi estremi, l’insufficienza idrica e lo stress termico stanno mettendo davvero a dura prova il settore, innescando danni che rischiano di diventare irreversibili. Per questo ho presentato una mozione, approvata ieri dal Consiglio regionale del Veneto, per impegnare la Giunta regionale a farsi portavoce presso il governo per aumentare i finanziamenti da destinare al settore e, al contempo, per ridurre dal 30 al 20% la percentuale della produzione lorda vendibile che ha subito danni a causa delle calamità naturali, necessaria all’attivazione del Fondo di Solidarietà Nazionale, in modo tale da permettere a più aziende di beneficiare dei contributi». A dirlo è Enrico Corsi, consigliere regionale dell’Intergruppo Lega – Liga Veneta.

«Ad oggi – ricorda il consigliere – possono beneficiare del Fondo di Solidarietà Nazionale quegli agricoltori che hanno subito danni superiori al 30% della produzione lorda vendibile. Una quota molto alta che taglia fuori tantissimi imprenditori agricoli. Eppure il Regolamento Omnibus dell’UE prevede la concessione del sostegno per le polizze assicurative che coprono perdite in misura maggiore del 20%. Perché quindi non adeguarsi al regolamento europeo? In Veneto sono soprattutto piccole e medie imprese a conduzione familiare a costituire l’ossatura di questo florido settore, e molte di queste, dopo i violenti eventi atmosferici degli ultimi mesi, non riescono più a sostenere i costi dei danni subiti o a far fronte ai mancati guadagni. Pensiamo alle gelate dello scorso aprile, al nubifragio abbattutosi su Verona a luglio, alle grandinate che hanno distrutto frutteti e vigne nella zona del Soave. Eccellenze enogastronomiche andate perdute. Non possiamo permetterci, però, di perdere anche quei coltivatori che fanno grande la nostra agricoltura».