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Dolfin (Lega-LV): «Ipotesi di una nuova riduzione delle giornate di pesca, l’UE torni sui suoi passi: il settore non si aiuta riducendo il lavoro, ma attraverso politiche di sostegno»
Pubblicato il 2 Dicembre 2021

Venezia, 2 dicembre 2021 – «Le direttive imposte dall’Unione Europea sulla riduzione delle giornate di pesca a strascico per il 2022, prevista addirittura per il 15% nell’ambito del Piano di Gestione del Mediterraneo Occidentale, preoccupano non poco l’intero settore ittico e, in particolare, il Distretto di Pesca dell’Alto Adriatico. Condivido in pieno quanto affermato dall’assessore regionale Corazzari che, nel suo ruolo di coordinatore del Distretto di Pesca del Nord Adriatico (Veneto, Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia), ha rimarcato l’assoluta negatività della proposta dell’UE. Già negli ultimi due anni le marinerie hanno dovuto subire una riduzione dello sforzo di pesca del 10%. Un ulteriore danno non è accettabile, sia per le modalità della scelta imposta dall’alto, sia per il periodo complicato che questo settore sta attraversando, con una grave contrazione dei consumi provocata dalla pandemia». Marco Dolfin, consigliere regionale dell’Intergruppo Lega-Liga Veneta, commenta con queste parole la proposta UE di ridurre ulteriormente le giornate a disposizione delle marinerie italiane per la pesca a strascico nel prossimo anno.

«Già nel corso della scorsa primavera – continua il consigliere – il Comitato di gestione del Distretto di pesca del Nord Adriatico aveva approvato e posto all’attenzione del ministro delle Politiche Agricole e forestali un documento sulla necessità di salvaguardare la specificità delle imprese ittiche dell’Adriatico centro-settentrionale. Documento che oggi viene di nuovo posto all’attenzione del rappresentante del governo italiano. È urgente ristabilire un equilibrio tra sostenibilità economica, sociale e ambientale, difendendo il diritto dei pescatori e degli armatori italiani bloccando per 5 anni il numero delle giornate di pesca aggiuntive per l’area dell’Alto e del Medio Adriatico. Più che ridurre le giornate di lavoro, sarebbe bene verificare l’impatto delle misure di contenimento e sperimentare piuttosto modelli di gestione sostenibili. All’UE, prima di programmare ulteriori giorni di fermo, chiediamo di pensare a misure che siano adeguate anche ai cambiamenti climatici e a tutte le modifiche di salinità e competizioni tra specie che questi comportano. Non servono politiche restrittive, ma politiche di sostegno alla pesca, settore strategico per l’economia nazionale e, più nel dettaglio, per le realtà costiere. In questa ottica, anche le nuove opere infrastrutturali previste per il Medio e Alto Adriatico, come trivelle, pale eoliche, porti off-shore, devono prevedere il coinvolgimento diretto del mondo della pesca professionale, visto le ripercussioni negative che queste opere possono portare all’intero settore ittico, così come anche la possibilità di rivedere le classi di lunghezza fuori tutto delle navi da pesca al fine di applicare le misure opportune di mitigazione in maniera puntuale e diversificata per le diverse metodologie di pesca. Vorrei esprimere un ringraziamento particolare all’assessore Corazzari per l’impegno e l’attenzione che sta dimostrando in questo settore. Il Veneto, come capofila del Distretto della pesca dell’Alto Adriatico, continuerà a difendere questo mondo, i pescatori e le loro famiglie».