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Villanova (ZP): «Istituita la “Città veneta della cultura”: per i piccoli borghi come per le grandi città d’arte, una nuova occasione di visibilità e valorizzazione del patrimonio culturale artistico e immateriale»
Pubblicato il 23 Giugno 2021

Venezia, 23 giugno 2021 – «Cultura, paesaggio e tradizione compongono la grande bellezza del Veneto. Con il voto in aula di quest’oggi, abbiamo dato ai nostri piccoli ma meravigliosi centri urbani una nuova possibilità di far leva su questi tesori, per un nuovo rilancio turistico e culturale. L’approvazione della legge regionale per la Città veneta della cultura potrà offrire alle nostre cittadine, dalle più grandi e famose ai piccoli borghi murati che costellano il nostro paesaggio, una nuova occasione di visibilità e di crescita economica. Una grande soddisfazione per cui ringrazio anche i colleghi che all’unanimità hanno appoggiato questa mia proposta, per il bene del patrimonio culturale del nostro Veneto». Alberto Villanova, capogruppo in Consiglio regionale del veneto di Zaia Presidente, commenta con queste parole l’approvazione della legge regionale da lui presentata per l’istituzione del titolo di “Città veneta della cultura”.

«Troppe volte come destinazioni dei turisti vengono considerate solamente le città più grandi e più conosciute. Eppure il nostro Veneto custodisce dei grandi tesori: città murate, piccoli borghi che racchiudono, tra le loro pietre, un bagaglio di eccellenze manifatturiere, vitivinicole, gastronomiche, culturali immenso. Angoli di paradiso che meritano di essere valorizzati e conosciuti. La nuova legge regionale approvata oggi sostiene la capacità progettuali delle città per fare in modo che si rafforzi la consapevolezza dell’importanza della cultura per la coesione sociale, l’innovazione e lo sviluppo economico delle nostre comunità. Ad assegnare il titolo sarà una commissione che lavorerà a titolo gratuito e che, anno per anno, effettuerà la selezione sulla base di progetti per la valorizzazione del patrimonio immateriale, delle tradizioni, della ricchezza manufatturiera e per opere di pubblica utilità. Il tutto sul modello delle esperienze delle Capitali della cultura europea e nazionale, e grazie al coinvolgimento prezioso delle comunità locali e delle pro loco che svolgono un lavoro essenziale: costruendo una rete sul territorio, e valorizzando il patrimonio immateriale fatto da tradizioni secolari, tecniche di coltivazione, antiche lingue e produzioni enogastronomiche, l’economia potrà avere un nuovo slancio, in modo particolare dopo l’annus horribilis della pandemia».